Festival della legalità. Tappa Sicilia
Il percorso della legalità inizia, per noi alunni della Quarta F dell’Algeri, nella settimana dal 5 al 7 dicembre 2022 con il 6° Festival della legalità ...
Il percorso della legalità inizia, per noi alunni della Quarta F dell’Algeri, nella settimana dal 5 al 7 dicembre 2022 con il 6° Festival della legalità che si è svolto presso l’Istituto statale superiore “Algeri Marino” di Casoli egregiamente programmato dalla dirigente Costanza Cavaliere e dal professore Gianfranco Marsibilio con il contributo di Travaglini Massimiliano, referente territoriale Movimento “Agende Rosse di Salvatore Borsellino e di Antonio Innaurato dell’Associazione “Brigata Majella”.
Sono state tre giornate dense di emozioni, dense di contributi di autorevoli personalità, come il magistrato ed ex sindaco di Napoli Dr Luigi De Magistris, attraverso le loro narrazioni di vita hanno regalato ai noi studenti dell’Algeri esempi di comportamenti democratici e onesti contro la corruzione e tutte le sue forme.
La seconda tappa del progetto legalità viene rappresentato dalla lettura in classe del libro “Siamo tutti Capaci Falcone e Borsellino 30 anni dopo” di Rosario Esposito La Rossa, un libro scelto all’interno del progetto “Libriamoci”, una iniziativa che il nostro istituto porta avanti ormai da diversi anni. La scelta, da parte della nostra insegnante delle discipline letterarie, Amalia De Risio, ha avuto un duplice scopo: il primo era farci conoscere la vicenda umana, giudiziaria e civile di Falcone e Borsellino, protagonisti straordinari e fondamentali della lotta alla mafia, il secondo contribuire con l’acquisto del libro a finanziare la libreria “La Scugnizzeria” fondata dallo stesso Esposito La Russa. La libreria è un luogo d’incontro per gli “scugnizzi” di Scampia, una “piazza di spaccio di libri” sorta dove prima i delinquenti spacciavano la droga.
La lettura è stata affidata alla docente di sostegno la professoressa Francesca Di Genni; il racconto è stato forte e appassionato, in diversi momenti la commozione si è affacciata spesso nei nostri cuori. In breve il libro narra del viaggio d’istruzione che un professore di una scuola superiore fa fare ai suoi 23 alunni in Sicilia, nei luoghi dove sono nati e cresciuti e poi morti i giudici Falcone e Borsellino.
Arriva ora la nostra terza ed ultima tappa del viaggio verso la legalità. Così come i 23 alunni della IV C di Scampia, protagonisti del libro, anche noi alunni della IV F dell’istituto professionale, ci siamo recati nei luoghi della memoria, per capire e non dimenticare mai. Il viaggio della legalità lo abbiamo fatto insieme alle altre quarte dell’Algeri Marino, Liceo scientifico e Istituto tecnico commerciale, in tutto eravamo 76 alunni.
Dopo la traversata, al mattino, Palermo si è presentata a noi con tutti i suoi colori, i suoi odori intensi e la sua splendida costa. Il primo luogo visitato è stato in Via della Vetreria, la casa natale di Borsellino, la farmacia di famiglia, ora adibita, grazie al sussidio del fratello del giudice, Salvatore Borsellino, ad un locale dove si fa “doposcuola”, gestita da un’associazione che aiuta i ragazzi in difficoltà. Sembrava di stare in un luogo magico, pieno di vita e di ottimismo dove possono nascere solo cose belle, quelle di cui il mondo ha bisogno. Chiunque si presenti qui, qualunque bambino, viene accolto!
Successivamente siamo entrati nel cuore della città: mercato del capo, Cappella Palatina, Palazzo dei Normanni e Cattedrale di Palermo. E ancora il Duomo di Monreale, Siracusa con il suo teatro greco e l’orecchio di Dioniso. Incantevoli sono stati i tre capolavori di Caravaggio ammirati rispettivamente nella chiesa di Santa Lucia ad Ortigia e nel Museo Regionale di Messina. E poi c’è lei Taormina, città nota per il Teatro Antico, un antico teatro greco-romano ancora oggi in funzione. Una terrazza naturale a picco sul mare, che rappresenta un sogno per qualsiasi turista.
Tutti luoghi in cui si intrecciano testimonianze bizantine, arabe, normanne e spagnole. Ma sono stati i profumi di arancini, panzerotti, pesce e verdure fritte ad aver fatto inebriare i nostri sensi. Le pasticcerie stracolme di cannoli e cassate riempivano i nostri occhi e le nostre papille gustative: un tripudio di bontà.
Gli incontri dove i nostri visi sono diventati più seri, dove gli occhi si sono riempiti di lacrime, dove in noi è cresciuta l’ammirazione per uomini coraggiosi, sono stati quelli con Antonio Vullo, superstite della strage in via D’Amelio, con Pina Catalano, sorella di Agostino, agente di polizia morto nella strage e infine con la visita alla casa di Peppino Impastato a Cinisi.
Abbiamo incontrato Antonio Vullo in via D’Amelio, dove ora c’è l’albero della pace e una teca in marmo con i nomi dei poliziotti morti nella strage. Antonio, è un’anima fragile, come lui stesso dice, fisicamente minuto, inizia a raccontare quel maledetto 19 luglio 1992. I suoi ricordi sono chiari, forti e a volte interrotti dall’emozione, ripercorre quei momenti, per lui strazianti, con dovizia di particolari. Alla domanda di un alunno «Perché io sì e gli altri no»: quante volte se lo sarà domandato, Vullo rispose «Sempre, ma è impossibile dare una risposta. La cosa mi ferisce, ma non ho nessuna colpa: non mi sono né nascosto né tirato indietro o piegato. È successo e lo devo accettare. Molti mi dicono che sono stato fortunato ma non è stata proprio una fortuna vivere questo». Il poliziotto, oggi in pensione, continua affermando che ci sono voluti quattro processi per arrivare a un barlume di verità e per arrivare a sapere che cosa? Che c’è stato un depistaggio, e che è stato un depistaggio di Stato, che è servito proprio per allontanare il corso della verità e il corso della giustizia. Alla fine dell’incontro Vullo ci ha esortato a difendere sempre le idee di giustizia e democrazia e a documentarci per non essere cittadini passivi.
La storia di Peppino Impastato è una storia tutta italiana, per aver dichiarato una guerra irridente e beffarda alla mafia, Peppino fu ucciso in una notte siciliana, del 1978 e la sua morte, come quella di mille altri, era destinata esclusivamente ad aggiornare quella lista infinita di crimini relegati nelle pagine di cronaca. Se la figura di Peppino ha continuato a vivere lo si deve soprattutto all’impegno sociale del fratello Giovanni, assieme alla madre, ai compagni di Peppino stesso e al Centro siciliano di documentazione a lui intitolato.
Ora che il viaggio è terminato, cosa ci resterà di quei silenzi, di quegli sguardi concentrati, quali ricordi si sono aggrappati alle corde del cuore? Chissà, ma di una cosa siamo convinti, non va dimenticato chi ha lottato per un futuro di verità e di alti ideali e perché la parola DEMOCRAZIA non sia una parola vuota e priva si significato.