Museo Enrico Fermi
Museo Storico della Fisica e Centro di Ricerca Enrico Fermi
Mercoledì 11 ottobre del corrente anno scolastico si è svolta una gita a Roma che ha visto partecipi alcune delle classe del nostro istituto, tra cui anche quella di cui faccio parte. Più precisamente, le mete del nostro viaggio sono state il Museo Storico della Fisica e Centro di Ricerca Enrico Fermi, situato in Via Panisperna, e i Musei Capitolini, sul Campidoglio, il più alto tra i sette Colli su cui venne fondata Roma.
Tutto ha avuto inizio alle cinque e trenta di mattina, orario della partenza. Giunti finalmente a Roma, la nostra prima tappa è stata il Museo Enrico Fermi, nato dalla volontà di preservare e divulgare il grande patrimonio scientifico del fisico Enrico Fermi. Infatti, egli è tuttora considerato uno dei migliori fisici italiani, soprattutto per via del suo fondamentale contributo nella scoperta della bomba atomica, una delle reali motivazioni grazie alle quali vinse il premio Nobel nel 1938. Fermi é inoltre ricordato per aver creato, negli anni ‘30 del ‘900, un gruppo di fisici capace di competere perfino con i migliori fisici mondiali sulla meccanica quantistica, considerata per l’epoca la “nuova fisica”. Egli radunò così in Via Panisperna alcuni suoi colleghi universitari e non solo, dando vita al cosiddetto “Gruppo dei ragazzi di via Panisperna “, costituito da Ettore Majorana, Franco Rasetti, Bruno Montecorvo, Oscar d’Agostino, Emilio Segrè, Edoardo Amaldi ed Enrico Fermi.
Prima però di visitare il Museo vero e proprio abbiamo percorso la Piazza del Viminale, entrando all’interno del Palazzo , oggi appartenente al Ministero dell’Interno, per effettuare dei controlli e dividerci in gruppi. Due fisici e ricercatori ci hanno guidato all’interno del Museo Enrico Fermi, situato in una palazzina adiacente al Palazzo del Viminale, nata per ospitare la sede dell’Università di Fisica di Roma frequentata nel Enrico Fermi e dai “ragazzi di Via Panisperna”. Tale struttura è stata adibita al Museo solo recentemente, infatti fino a pochi anni fa conteneva gli archivi della polizia di Stato.
Durante la nostra visita ci sono state illustrate alcune tra le più importanti scoperte ed invenzioni attuate da Enrico Fermi nell’arco della sua carriera fisica, come: i raggi Beta, i Fermioni e Bosoni, e la radioattività dei neutroni lenti.
Grazie alla scoperta della radioattività, divenne noto che le radiazioni emesse dagli atomi erano almeno di due tipi: radiazioni “alfa”, facilmente assorbite dalla materia; e le radiazioni “beta”, molto più penetranti. Fermi si soffermò sul decadimento beta; per giustificare il principio di conservazione d’energia, ipotizzò la nascita di un’altra particella detta “neutrino”, leggerissima e di carica neutra. L’elettrone e il neutrino, secondo Fermi, vengono creati ed emessi dal nucleo atomico nel momento del decadimento.
La prima scoperta di Enrico fermi fu quella di introdurre nel mondo atomico e subatomico due particelle: i Fermioni e i Bosoni. I primi tendono a non avvicinarsi tra loro, mentre i Bosoni si attraggono. Quest’ultimi sono particelle di luce poste alla base della potenza e della precisione dei raggi laser. I Fermioni sono particelle di materia che rendono più rigido l’elemento.
Fermi, partendo dalla radioattività artificiale, ebbe l’idea di utilizzare i neutroni, invece delle particelle alfa, per indurre radioattività. Fermi giunse dunque alla scoperta della radioattività degli elettroni lenti. Infatti i neutroni, essendo di carica nulla, non risentono della repulsione esercitata dal nucleo atomico, riuscendo a essere assorbiti più facilmente dal nucleo stesso, dando vita a nuovi elementi. Se tali neutroni venissero utilizzati per bombardare l’uranio, si verificherebbe la fusione del nucleo.
Scoperta altrettanto fondamentale fu che l’intensità di attivazione di alcune sostanze dipendeva dall’ambiente circostante, tanto da alterare la riproducibilità degli esperimenti. Infatti, gli elementi chimici irradiati su un tavolo di legno presentavano un’intensità di energia maggiore se irradiati su un tavolo di marmo. Fermi determinò che la presenza di acqua o paraffina rallentava gli elettroni in seguito all’urto con i nuclei di idrogeno presenti, che portavano via parte dell’energia. I neutroni lenti, vengono quindi facilmente assorbiti dagli elementi più pesanti. Tale fenomeno, all’interno del Museo, è rappresentato tramite un esperimento molto suggestivo: uno strumento tecnologico, situato sul soffitto proietta su grande basamento cilindrico bianco dei raggi azzurri posti ad indicare le molecole d’acqua, interagendo con il visitatore e comportandosi come delle vere e proprie molecole d’acqua.
Fitengo che questa esperienza sia stata altamente formativa, non solo per noi alunni, ma anche per chi non conosce con esattezza il mondo fisico. I tecnologici e coinvolgenti esperimenti all’interno del Museo permettono di comprendere ancora meglio i processi e i ragionamenti celati dietro le grandi scoperte di Enrico Fermi e dei ragazzi di Via Panisperna. Personalmente consiglierei ad altri studenti e, in generale, a tutti coloro che restano affascinati di fronte a fenomeni fisici o scientifici, come me, di visitare il Museo Enrico Fermi in Via Panisperna, poiché consente anche alle persone non appartenenti al mondo scientifico di capirne il meraviglioso meccanismo.
La visita di questo Museo rimarrà per sempre impressa nella mia mente.
Rosaria Iezzi
Personalmente consiglierei a tutti gli studenti liceali di visitare il museo storico della fisica e il centro di ricerca Enrico Fermi; un incitamento più caloroso ad andarci ovviamente lo darei a chi frequenta licei di tipo scientifico, in quanto è un’esperienza molto formativa sia dal punto di vista scolastico sia da quello personale, ma soprattutto è un’esperienza che può essere utile per tutti i cinque anni scolastici.
I ragazzi di via Panisperna erano sette: Amaldi, Fermi, D’Agostino, Rasetti, Maiorana, Pontecorvo e Segre, ed hanno contribuito all’avanzamento della conoscenza che abbiamo della fisica con molte scoperte ed esperimenti, purtroppo però non hanno potuto continuare a lavorare insieme a causa delle leggi razziali, infatti alcuni di loro sono fuggiti negli Stati Uniti dove hanno partecipato al Progetto Manhattan sulla bomba nucleare, altri invece in Inghilterra. Ettore Majorana però non è andato in nessuno di questi posti, infatti è partito da Napoli alla volta di Catania, ma successivamente è scomparso senza lasciare traccia.
Durante la visita al museo siamo stati guidati da un fisico che ci ha spiegato la storia delle palazzine di via Panisperna e dei sette ragazzi, degli studi, degli esperimenti e delle scoperte di cui si sono resi protagonisti. All’interno delle sale erano presenti pannelli interattivi, schermi con disegni e spiegazioni delle ricerche, il tutto per aiutare a capire meglio anche se non si è appassionati di fisica e lasciare sicuramente un segno e dei bei ricordi nella mente del visitatore, stimolando con le immagini anche la memoria visiva. Anche questo allestimento può essere un motivo valido per visitare il CREF.
Inoltre consiglierei di andare a visitarlo perché è un modo diverso per imparare cose nuove senza il bisogno di un libro e anche un modo per uscire dalla classe e fare una lezione che non sia insegnante-alunno.
Il fatto di poter vedere degli esempi concreti davanti a sé aiuta sicuramente l’apprendimento delle giovani menti e stimola la loro curiosità e la loro voglia di apprendere; ovviamente essa sarebbe un’esperienza formativa anche per chi ora ha raggiunto una certa età perché sono cose che è importante sapere e persone che è necessario conoscere in quanto le ricerche sulla fisica non si troverebbero dove si trovano attualmente senza questi “ragazzi”.
In conclusione posso dire che è un’esperienza che rifarei sicuramente, e che ha lasciato a me e ai miei compagni un segno non indifferente che saremo felici di portarci per tutti gli anni che mancano alla fine del liceo e probabilmente anche per la vita che ci aspetta fuori dalla scuola.
Alessia Talone